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Flora Del Debbio

floradeldebbio@gmail.com

Arquiteta, Itália

 

Para citação: DEL DEBBIO, Flora – Agricultura urbana em Lisboa: uma leitura histórica e uma perspetiva de futuro. Estudo Prévio 18. Lisboa: CEACT/UAL – Centro de Estudos de Arquitetura, Cidade e Território da Universidade Autónoma de Lisboa, 2020, p. 37-56. ISSN: 2182-4339 [Disponível em: www.estudoprevio.net]. DOI:
https://doi.org/10.26619/2182-4339/18.5

Articolo ricevuto il 1 Ottobre 2020 e accettato per la pubblicazione il 13 Dicembre 2020.
Creative Commons, licença CC BY-4.0: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Riassunto

Il presente articolo intende ripercorrere come la compenetrazione tra spazio urbano e rurale abbia storicamente caratterizzato la città di Lisbona. Attraverso il ricorso a fonti primarie, come gli antichi documenti scritti e la cartografia storica, si intende tracciare in modo dettagliato l’occupazione agricola sul suolo cittadino. In particolare, l’equilibrio stabilitosi nel corso dei secoli tra costruito e coltivato venne meno con la Rivoluzione Industriale, quando l’assetto della città fu sconvolto da una crescente pressione urbana che avrebbe portato all’occupazione delle zone più periferiche senza considerare la natura del suolo e degli antichi terreni produttivi. Le particolari caratteristiche climatiche e morfologiche del luogo hanno storicamente favorito la pratica agricola sul territorio e devono oggi essere riconosciute e sfruttate nell’ottica di una più consapevole gestione delle risorse naturali e degli spazi verdi, in modo da riportare la prossimità
tra consumatore e produttore che si è persa nell’ ultimo secolo.

Parole chiave: Lisbona, agricoltura, produzione, urbano, rurale

Urban agriculture in Lisbon: historical reading and future perspective

Abstract

This article intends to retrace how the permeability between urban and rural space has historically distinguished the city of Lisbon. Through the use of primary sources, such as old written documents and historical cartography, this text aims to trace in detail the past agricultural occupation of the city soil. Particularly, the balance established over the centuries between built and cultivated space failed with the Industrial Revolution, when the structure of the old city was overturned by a growing urban pressure that would have led to the occupation of the more peripheral areas, without considering the nature of the soil and of the ancient productive lands. The particular climatic and morphological characteristics of the site, that have historically fostered the agricultural practice on the territory, must be recognized and employed today envisaging a more conscious management of natural resources and green spaces, in order to restore the proximity between consumer and producer that was lost in the last century.

Keywords: Lisbon, agriculture, production, urban, rural

“Ancora oggi, la Valle de Chelas, per esempio, conserva nel mezzo della città un curioso carattere campestre […] La valle è, nella sua quasi totalità, coltivata: oliveti, vigneti, orti. Da qui arrivano alcuni ortaggi che si consumano a Lisbona.” (RIBEIRO, 1994 [1935]: 14, traduzione libera dell’autrice)

 

Origine dell’attività agricola a Lisbona

La città di Lisbona, data la sua particolare condizione geografica e morfologica, presenta sin dal suo primo ciclo di urbanizzazione una forte componente rurale che la accompagna nel corso della sua evoluzione. L’espansione dell’agglomerato urbano non è avvenuta in modo concentrico, ma si è articolata lungo le linee strutturanti delle colline, separate da lunghe valli, nelle quali si accumulava l’acqua pluviale che rendeva i terreni fertili e adatti ad un’occupazione agricola del suolo.1 La mancanza di una netta distinzione tra centro storico e periferia rurale, dovuta alla particolare condizione naturale del luogo, ha storicamente favorito la prossimità tra consumatore e spazio produttivo, attenuando la progressiva polarizzazione tra città e campagna che ha invece segnato la maggior parte delle capitali europee negli ultimi secoli. Di conseguenza l’attività agricola, fonte primaria di approvvigionamento di cibo, non veniva interamente relegata nei territori esterni alle mura urbane, ma avveniva lungo le fertili valli, che penetravano fino alla zona più centrale della città, conferendole un singolare carattere agreste. “[…] intorno al nucleo relativamente compatto, costituito dal monte di Castelo, la Baixa e i suoi dintorni, si formarono ramificazioni in vari sensi, lasciando tra loro estese aree non sfruttate – i suoi grandi vuoti”. (RIBEIRO, 1994 [1935]: 16, traduzione libera dell’autrice).

Nel corso dei secoli, l’immagine della capitale fu profondamente caratterizzata da tale impronta agreste, come dimostrano la cartografia storica e le antiche descrizioni della città che dedicavano ampio interesse alla pratica agricola entro e fuori le mura (immagine 1). Nella Lisbona antica campagna e città coesistevano, urbe e ager si differenziavano ma non erano indipendenti l’uno dall’altro, essendo parte di uno stesso sistema; orti, frutteti e oliveti penetravano così attraverso le fertili valli in armonia con lo spazio edificato (TELLES, 2011a: 98-99, trad. libera dell’autrice).

Immagine 1 – Vista di Lisbona in prospettiva aerea]. Xilografia del 1593. Autore: Franz Hogenberg Fonte: Museu de Lisboa. Disponibile online: http://www.museudelisboa.pt/pecas/detalhe/news/perspetiva-de-lisboa.html

 

Il paesaggio coltivato vide inizialmente l’influenza del dominio romano2, e successivamente degli arabi, che conquistarono la penisola nel 711 d.C. trasmettendo le proprie conoscenze in materia agricola e promuovendo l’utilizzo di intelligenti sistemi di irrigazione, in parte ancora in uso (TELLES, 1997: 41). La coltivazione di ortaggi era allora una pratica comune, che si svolgeva negli orti o “almuinhas” limitrofi3 responsabili dell’alimentazione della popolazione già numerosa di Lisbona. Il termine “almuinha”, ricorrente nelle più antiche descrizioni della città, è di origine araba, comunemente usato a fianco del termine “orto” fino al XII secolo, da quando iniziò a cadere lentamente in disuso in seguito all’espulsione dei Mori da Lisbona (AZEVEDO, 1899-1900: 215). Si riferiva ad una sorta di orto murato, definito nell’ Elucidário das palavras, termos e frases que em Portugal antigamente se usaram e que hoje regularmente se ignoram (1798) come “Orto chiuso su se stesso, terra di frutteti, viti e ortaggi, frutti, erbe e alberi, che servono a sfamarsi” (VITERBO, 1798: 102-103, trad. libera dell’autrice). Gli arabi, avendo contribuito a promuovere le conoscenze in campo agricolo sul territorio portoghese, trasmisero un vasto lessico relativo all’agricoltura e ai sistemi idraulici: il termine chafariz, che significa fontana, viene ancora oggi utilizzato nel linguaggio comune, così come la nora, che designa una macchina idraulica impiegata per prelevare l’acqua da pozzi o cisterne (AZEVEDO, 1899-1900: 268).

 

Condizioni naturali del luogo: clima e geomorfologia del territorio

L’ingente produzione agricola che nel corso della storia ha caratterizzato la regione di Lisbona, è dovuta alle favorevoli condizioni naturali del luogo, quali la fertilità del terreno, l’abbondanza di acqua, e il clima mitigato dalla presenza dell’estuario (RIBEIRO, 1994 [1935]: 26). Nel XVII secolo, Frei d’Oliveyra si riferiva a “terreno buono, acqua buona, clima buono” (D’OLIVEYRA, 1804: 261, trad. libera dell’autrice) indicandoli come gli ingredienti fondamentali all’agricoltura che garantivano la salute degli abitanti della città, la cui dieta era principalmente composta da prodotti freschi coltivati localmente (D’OLIVEYRA, 1804: 260-261). Inoltre, l’autore di Do sítio de Lisboa, riferendosi alla capitale, affermava:

“Considerando in primo luogo la fertilità della sua regione, non so se ne esiste al mondo una più fertile, perché non c’è terra che produca meglio quello che in essa si semina, si pianta, né alcun distretto che sostenti una così grande popolazione, e case. E questa è la maggiore prova della sua fertilità; perché quale altra terra esiste nel mondo che avendo i suoi campi così abitati, così come le città, abbia la sostanza per mantenere la gente che in essa, e nel suo distretto, abita?” (Vasconcelos, 1786: 131, trad. libera dell’autrice).

Immagine 2 – Signore e ortaggi, 191?. Fonte: Arquivo Fotográfico Municipal de Lisboa, PT/AMLSB/ACU/001910.

 

Il naturalista tedesco Heinrich Friedrich Link, in visita a Lisbona alla fine del XVIII secolo, rimase colpito dalle particolari condizioni geomorfologiche che favorivano l’attività agricola sul territorio. Feconde colline di basalto situate nella zona occidentale della città erano adibite alle coltivazioni più estensive di grano, orzo e segale; la roccia basaltica con l’erosione del tempo si trasforma infatti in un’argilla fertile che, irrigata naturalmente dalle piogge, si rivela particolarmente adatta ad uno sfruttamento agricolo (LINK, 2005).

Per quanto riguarda la parte orientale della città, la revista O Arqueólogo Português cita una descrizione a cura del geologo Choffat, tratta da O Passeio geológico de Lisboa a Leiria, pubblicato alla fine del XIX secolo, che si riferisce alla geomorfologia dell’altopiano di Campo Grande (o Alvalade), e alla valle che, partendo da Areeiro, arriva fino alla zona della Baixa. La lieve pendenza dell’altopiano non permetteva un eccessivo accumulo di humus sul fondo, di conseguenza predominavano colture estensive di vigne, cereali e alberi da frutto, distribuite su tutta la superficie argillosa- calcarea. Sul limite dell’altopiano, nella zona di Areeiro, si formava una depressione che proseguiva fino al centro della città, giungendo in corrispondenza della zona di Rossio. Il fondo della valle consisteva in un massiccio argilloso-arenoso che funzionava come una sorta di grande spugna, capace di trattenere considerevoli porzioni di acqua piovana. “L’abbondanza d’acqua permetteva il grande sfruttamento di tutto questo terreno della parte orientale di Lisbona nella coltura intensiva degli orti” (AZEVEDO, 1899-1900: 215, trad. libera dell’autrice) che si estendevano dalla zona della Mouraria, alla Praça do Rossio e da Figueira, fino a Xabregas, nei vari appezzamenti dove l’acqua era prelevata e distribuita tramite pozzi e fontane. Anticamente, gli efficienti sistemi idraulici e i terreni particolarmente fecondi facevano di queste zone “le fornitrici di ortaggi che venivano consumati dalla città di Lisbona” (AZEVEDO, 1899-1900: 215, trad. libera dell’autrice), garantendo quindi la prossimità tra produttore e consumatore. Date le particolari condizioni del suolo, le colture intensive erano quindi principalmente concentrate nella zona orientale, mentre i vasti terreni arati nella zona occidentale della città prevedevano un’agricoltura di tipo estensivo.

Immagine 3 – Occupazione agricola Lisbona XVIII secolo. Informazioni cartografiche tratte da: Planta Topográfica da Cidade de Lisboa, comprendendo na sua extensão abeira mar da Ponte de d’Alcantara até ao Convento das Comendadeiras de Santos […] [Material Cartográfico]. [S.l.: s.n., s.d.]. – 1 planta ms.: color.; 152 x 68 cm. Col. Vieira da Silva

Immagine 4 – Mappa occupazione agricola Lisbona seconda metà del XIX secolo Informazioni cartografiche tratte da: FOLQUE, Filipe – Levantamento de Lisboa de 1856 / dir. Filipe Folque [Material Cartográfico]. – Escala 1:5000. [S.l.: s.n.; 1859]. – 65 plantas ms.: color. Arquivo da Câmara Municipal de Lisboa.

 

Il paesaggio agricolo della campagna

Nella zona nord-orientale, dal terreno particolarmente fertile, il territorio era organizzato in vaste proprietà agricole denominate quintas, luoghi di produzione che circondavano la città e sostentavano la fiorente popolazione urbana e suburbana (RIBEIRO, 1994 [1935]: 23). Le quintas con il passare del tempo assunsero il carattere di luoghi ameni dedicati all’ozio dove le famiglie più abbienti si rifugiavano nei caldi mesi estivi; nel XVI secolo nacquero così le cosiddette quintas de recreio, passando in un secolo da seicento ad oltre duemila. Erano terre organizzate intelligentemente il cui posizionamento rispondeva alla qualità del suolo e alle particolari condizioni atmosferiche del luogo, integrando un bosco (mata), un’area dedicata alla produzione che abitualmente presentava piantagioni di aranci, olivi e vigne (pomar/horta) oltre a un giardino più rappresentativo e formale (horto de recreio) (TELLES, 2011b: 157).

Così come riporta la Corografia Portuguesa4, una testimonianza sull’occupazione del suolo portoghese agli inizi del XVII secolo, esistevano a Lisbona “molte quintas nobili” (COSTA, 1712: 419, trad. libera dell’autrice) nella parrocchia di Anjos che copriva la zona di Arroios fino all’attuale Alameda, così come nella parrocchia di S. Sebastião da Pedreira – attuale zona delle Avenidas Novas – o in quella di S. José – attuale Freguesia de Sant’Antonio – dove esistevano “quattordici orti […] e molte quintas” (COSTA, 1712: 432).

L’umanista portoghese Damião de Góis nel XVI secolo scriveva:

“Il territorio della città, verso qualsiasi punto si volga la vista, è popolato da casas de recreio e quintas, con edifici magnifici, a causa dell’abbondanza di terra […] Anche i campi, su ogni lato, sono cosparsi di case di campagna e villaggi e chiese e conventi, così belli e in così ampio numero che le quintas e le case di campagna, nei dintorni, sono oltre seicento”. (GÓIS, s.d.: 55, trad. libera dell’autrice)

Inoltre, dai colli di Lisbona si godeva di una vista che si estendeva oltre il Tago su un vasto territorio pianeggiante coltivato a grano, dove la resa agricola era talmente alta da superare in fertilità i campi più prossimi alla città. (GÓIS, s.d.: 56).

Allo stesso modo, un secolo più tardi, l’ecclesiastico d’Oliveyra dipinse una cintura produttiva, costellata di “un numero quasi infinito”5 di quintas, che si estendeva sia oltre i confini terrestri della città, sia al di là del fiume, da Cacilhas a Trafaria, su una porzione di terra completamente ricoperta di frutteti, vigneti, e campi di grano (D’OLIVEYRA, 1804: 145-146).

La città non poteva infatti mantenersi unicamente con i prodotti del suo territorio e un inarrestabile flusso di carovane, paragonato a un fiume perenne tanto era copioso, giungeva ogni giorno alle principali porte della città: Porta da Cruz ad oriente, Porta da Esperança ad occidente e Porta da Mouraria e de S. Antão a nord. I carri arrivavano carichi e si allontanavano vuoti, trasportando merci di prima necessità, quali grano, orzo, vino, olio, frutta e verdura, prodotti nelle numerose quintas e orti che circondavano la città; così come latte, burro e selvaggina abbondanti durante tutto l’arco dell’anno6. Tuttavia, non mancava la produzione agricola entro le mura, praticata in numerosi orti urbani (duecento settanta, stando al conteggio di d’Oliveyra) i cui proventi venivano venduti presso i vari banchetti sparsi per la città. L’abbondanza di ortaggi era tale che il governo della città dispose una legge per cui era consentita solo la vendita di prodotti agricoli raccolti il giorno stesso (D’OLIVEYRA, 1804: 192).

 

Gli ingressi alla città: tra coltivato e costruito

Luís Mendes de Vasconcelos, nel XVII secolo, aveva descritto come la produzione agricola, che generalmente aveva luogo lungo le valli, si estendesse dalla periferia quasi fino al cuore della città. Il perimetro urbano, eretto nel 1375 per ordine del re Fernando e denominato Cerca Nova, attraversava la Collina di Sant’Anna ritraendosi, nella zona adiacente a Rossio, in corrispondenza delle due fertili valli ricoperte di orti e “almuinhas” (RIBEIRO, 1994 [1935]: 84-85). I principali ingressi della città erano quindi localizzati in corrispondenza degli avvallamenti, nelle zone dove i campi agricoli penetravano il territorio urbanizzato: Arroios e Andaluz a nord, Enxobregas – attuale Xabregas – ad oriente e Alcântara ad occidente (VASCONCELOS, 1786: 135). la coesistenza di spazio costruito e coltivato era tale che a volte era difficile definire un limite netto tra città e campagna.

L’autore del Livro das Grandezas de Lisboa descriveva l’ingresso alla città dal lato orientale, dove la strada lungo fiume era costeggiata da “ricchissimi orti e fattorie”. (D’OLIVEYRA, 1804: 187, trad. libera dell’autrice). Allo stesso modo, arrivando da occidente, si percorreva una strada coronata da “quintas molto fruttuose” che giungeva ad Alcântara “popolata da alcune quintas, e orti con numerose fonti, da cui fuoriescono abbondantissime acque” (D’OLIVEYRA, 1804: 220, trad. libera dell’autrice). lI tratto occidentale che collega Belém all’ingresso della città era già stato dipinto da Damião de Góis nel XVI secolo come un territorio ameno, dove fattorie suburbane di ammirevole eleganza, e distese di campi e frutteti allettavano la vista del passante. (GÓIS, s.d.: 39).

Infine, gli ingressi localizzati a nord conducevano verso il centro città attraverso due lunghe valli che cingevano la collina di Sant’Anna con terreni fecondi cosparsi di orti.

 

Il paesaggio urbano e l’attività agricola lungo le valli

Quello che oggi è il cuore della città di Lisbona, nella zona centrale della Baixa, localizzata tra la collina del Castello e quella di S.Roque, era anticamente il punto di confluenza di due fertili avvallamenti: la valle occidentale, antica Valverde e letto dell’attuale Avenida da Liberdade, e quella orientale, corrispondente alla zona della Mouraria dove oggi passano la Rua da Palma e l’Avenida Almirante Reis (D’OLIVEYRA, 1804: 118).

Nel XVII secolo, Luís Mendes de Vasconcelos, riferendosi a Valverde, menzionava una serie di case immerse in un manto verde, cosparso di orti e mulini a vento, nel tratto compreso tra l’antica Vale da Nunciada e Andaluzes (VASCONCELOS, 1786: 161) Allo stesso modo, prima di lui, Damião de Góis aveva riportato come, scendendo dall’Igreja de S.Roque verso l’attuale Largo da Anunciada, ci si imbattesse in un terreno ricoperto da giardini e frutteti:

“Dopo, continuando sullo stesso percorso, si scende verso una valle molto amena, contigua alle mura della città, cosparsa di orti su tutti i lati». Sul fianco orientale della valle si erge la collina di Sant’Anna, il cui declivio era ricoperto da «un oliveto talmente fitto che la vista difficilmente riesce a penetrarvi”. (GÓIS, s.d.: 40, trad. libera dell’autrice)

Dal versante opposto del colle si scendeva poi nel secondo avvallamento, altrettanto fertile, chiamato Mouraria, cinto sul lato orientale dai colli di Castelo, Graça, Senhora do Monte e Penha de França. Le colture venivano irrigate dalla corrente d’acqua che discendeva da Areeiro in parte torrenzialmente e in parte in canali sotterranei (AZEVEDO, 1899-1900: 221). L’abbondanza d’acqua faceva sì che la valle e i suoi versanti pullulassero di orti, ognuno dei quali generalmente possedeva il proprio pozzo utilizzato per l’irrigazione (AZEVEDO, 1899-1900: 257). In un’attenta descrizione del sistema idrico nella zona compresa tra Areeiro e Mouraria, Pedro de Azevedo citava un antico documento datato 1685 che si riferiva al cano do chafariz d’Arroyos, un canale di intubazione dell’acqua che, dopo la chiesa di Anjos, “da sotto la fontana entra dentro gli orti” estendendosi fino alla Baixa (AZEVEDO, 1899-1900: 223-224, trad. libera dell’autrice). La corrente sul fondo della valle veniva denominata Rego o Regueirão e probabilmente arrivava in tempi remoti in corrispondenza di Rossio, dove si riconnetteva alle acque che giungevano da Andaluz attraverso Valverde (AZEVEDO, 1899-1900: 221).

La valle della Mouraria, nella zona esterna alle mura fernandine, era ricca di orti, oltre che di terreni da semina e oliveti (Immagini 5 e 6)7. Antichi documenti riportavano la presenza di almuinhas appena fuori dalla porta di São Vicente8, che poi proseguivano sul fondo della valle lungo l’arteria principale che conduceva alla campagna. Anche in alcuni scritti del XVI e XVII secolo venivano menzionati orti nella valle di S.Jordão (corrispondente all’attuale valle della Mouraria) che arrivava all’entrata della Rua do Benformoso, e in prossimità della chiesa di Santa Barbara (attuale Largo de Santa Barbara) (AZEVEDO, 1899-1900: 278). Ad esempio, nell’attuale zona di Intendente, nel 1442 esisteva il grande orto da Laranjeira, corrispondente all’area dove nel XVI fu costruito il monastero di Desterro, successivamente convertito in ospedale e poi in parte demolito, per far spazio al passaggio della Avenida Almirante Reis

 

Immagine 5 – Rossio e i suoi orti. Planta Topographica, e exacta do sitio, que compreende a ilha em que estava edificado o Hospital Real de Todos os Santos desta cidade, o Convento de São Domingos e cazas assim do Illustrissimo e Excelentissimo o Marquês de Cascaes, como as dos particulares [Material cartográfico] / a qual foi tirada na presença do Sargento- Môr Philippe Rodrigues de Oliveira, pelo Ajudante Guilherme Joaquim Paês de Meneses, e o discípulo Thomas Rodrigues da Costa a que assistirão também outros Discípulos do dito Sargento-mor, e que nalizou a 9 de Dezembro de 1750. Disponível em: http://purl.pt/22488

Immagine 6 – Dettaglio che mostra il sistema di valli convergenti nella Praça de Rossio dove sorgeva l’Hospital de Todos-os-Santos con i suoi orti. Estratto da: [Vista di Lisbona in prospettiva aerea]. Xilografia del 1593. Autore: Franz Hogenberg. Disponibile online: http://www.museudelisboa.pt/pecas/detalhe/news/perspetiva-de-lisboa.html

 

La produzione agricola non si arrestava in corrispondenza delle mura della città, gli orti scendevano infatti come un manto verde dalla valle della Mouraria fino alla Baixa. La Cerca Nova “incontrava lungo la valle unicamente orti e sui versanti oliveti” (AZEVEDO, 1899-1900: 258, trad. libera dell’autrice) che, ancora nel 1461, arrivavano fino alla zona di Praça da Palha – Travessa da Palha, oggi Rua dos Correeiros -, nell’attuale Baixa (AZEVEDO, 1899-1900: 215). Inoltre, vari scritti risalenti al XIV e XV attestavano la presenza di numerose almuinhas, cortili ricchi di ortaggi e alberi da frutto nella zona dell’attuale Praça de Rossio e Praça da Figueira (AZEVEDO, 1899-1900: 258), dove era situato l’antico monastero di S.Domingos. Nel 1424, l’oliveto e gli orti appartenenti al complesso ecclesiastico si estendevano su un vasto terreno fertile compreso tra le due porte di Sant’Antão e di S.Vicente e verso la fine del secolo l’Hospital de Todos os Santos venne eretto sulle antiche almuinhas del monastero, andando a coprire l’area dell’attuale Praça da Figueira (AZEVEDO, 1899-1900: 224).

L’ospedale, di cui oggi non rimangono tracce poiché distrutto dal terremoto del 1755, era al tempo il più grande di Lisbona e possedeva vari orti nel cuore della città, così come riportato da de Góis nel XVI secolo “l’edificio è diviso in quattro sezioni, con avvenenti orti”, (GÓIS, s.d.: 46, trad. libera dell’autrice) e successivamente da d’Oliveyra nel XVII secolo “c’è […] un grande orto con molta acqua, nel quale (oltre agli ortaggi che vi si producono) ci sono due grandi serbatoi” (D’OLIVEYRA, 1804: 223).

Immagine 7 – Colli arborizzati in prossimità di Rossio [Rossio antes do terramoto de 1755. Água-tinta, desenho à pena a nanquim de Zuzarte, século XVIII]. Fonte: Arquivo Fotográfico Municipal de Lisboa, PT/AMLSB/CMLSBAH/PCSP/004/MNV/000361.

Immagine 8 – Occupazione agricola Lisbona inizio Novecento. Informazioni cartografiche tratte da: PINTO, [Julio António Vieira da] Silva – Levantamento Topográfico de Lisboa em 1904 – 1911 / dir. [Júlio António Vieira da] Silva Pinto [Material Cartográfico]. – Escala 1:1000. [Lisboa: Câmara Municipal, 1904 – 1911]. – 249 plantas ms.: color.; 96 x 63 cm. Arquivo da Câmara Municipal de Lisboa. Base mappa: Rielaborazione grafica ad opera dell’autrice a partire dalla Carta de Lisboa realizzata da Inês Lobo arquitectos.

 

La limitrofa Praça de Rossio, localizzata alla convergenza delle due fertili valli, mantenne a lungo nel cuore di Lisbona un forte carattere agricolo, anche in seguito alla ristrutturazione del XVIII secolo. La ricostruzione post-terremoto ha infatti confermato il ruolo fondamentale della piazza nell’articolazione del tessuto urbano insieme a Terreiro do Paço: quest’ultima era «aperta sul mare», mentre Rossio, circondata da colli, si apriva “sugli orti, quintas e oliveti dei dintorni” (RIBEIRO, 1994 [1935]: 103-104, trad. libera dell’autrice)9 (immagine 8).

Anche la testimonianza di Link della fine del XVIII secolo confermava che dalla collina di S.Roque si godeva di una splendida vista che contemplava “a sinistra gli oliveti, fattorie, chiese e conventi sparsi, di fronte la collina alta e scoscesa dove si trova il Castello, a destra il Tago” (LINK, 2005: 104, traduzione dell’autore). Infatti, nel centro della città, i declivi più pronunciati non adatti all’insediamento né alle colture di ortaggi erano generalmente ricoperti da oliveti che furono piantati durante il regno di Don Fernando (1367-1383) (AZEVEDO, 1899-1900: 258) poi in parte eradicati nel XVI secolo per ordine di D. Manuel, il quale sosteneva che conferissero alla capitale un aspetto troppo provinciale (RIBEIRO, 1994 [1935]: 14-15).

Figura 9 – Carretto che trasporta ortaggi lungo Avenida Almirante Reis di fronte al monastero Nossa Senhora do Desterro, [191?]. Autore: Joshua Benoliel. Fonte: Arquivo Fotográfico Municipal de Lisboa, PT/AMLSB/CMLSBAH/PCSP/004/JBN/000652.

 

Alcune tracce dei pendii arborizzati rimasero visibili, in alcuni tratti, fino alla seconda metà del XX secolo, periodo in cui la città passò per una considerevole fase di espansione. Stando infatti alla descrizione del 1935 a cura di Orlando Ribeiro, dalla piazza di Rossio si potevano ancora osservare oliveti sulle pendici dei colli, nel tratto che va dal Castello a Penha de França “quasi con la stessa fisionomia impressa nelle antiche incisioni” (RIBEIRO, 1994 [1935]: 14-15, trad. libera dell’autrice).

 

La toponomastica delle strade

Intorno a Rossio, nei pressi di S.Pedro de Alcântara, l’autore di Do Sítio de Lisboa riportava la presenza di numerosi mulini a vento, un altro elemento tipico della realtà rurale che caratterizzava le alture della città e generalmente sorgeva in corrispondenza di vasti campi di grano (VASCONCELOS, 1786: 161). Oggi in gran parte scomparsi e soppiantati dalla pressione urbana dell’ultimo secolo, i mulini sopravvivono nella nomenclatura delle strade, come la Calçada do Moinho de Vento sulla collina di Sant’Anna, la Travessa do Moinho Velho ad Ajuda, la Travessa do Moinho de Vento nella zona della Lapa, Travessa dos Moinhos ad Alcântara o la Rua dos Sete Moinhos a Campo de Ourique. La toponomastica è, infatti, al giorno d’oggi, una evidente testimonianza della compenetrazione tra rurale e urbano che ha storicamente marcato la fisionomia della città, conservando il nome di quegli elementi appartenenti al mondo agricolo, come alberi, vigneti, o colture orticole, che sparirono con la recente espansione urbana (RIBEIRO, 1949: 4).

Nel 1804, il documento Itinerário Lisbonense, presentava ancora un’immagine rustica della città, enumerando le varie strade denominate con termini derivanti da un lessico agricolo, oltre che numerose quintas, terreni da semina e azinhagas (antiche strade murate tipiche del paesaggio rurale) (Itinerário Lisbonense, 1804).Inoltre Mappa De Portúgal Antigo E Moderno, una descrizione di Lisbona risalente al 1763, menzionava Rua do Pocinho dentre as Hortas nella Baixa di cui non rimasero tracce in seguito al terremoto del 1755 (CASTRO, 1763: 321). Il distretto di S.José, istituito nel 1567, era designato originalmente come S.José de Entre as Hortas, là vi era infatti l’omonimo eremo, costruito nel 1546 fuori dalle mura antiche di Lisbona, in mezzo a fattorie, orti e oliveti che esistevano allora in quella zona della città, non lontano dalla porta Sant’Antão. Il testo del 1763, riportava nelle vicinanze la Rua Horta dos Ulmeiros, un’ulteriore prova del fatto che, poco più di cento anni prima, “la maggior parte di questo distretto era ricoperta da una fitta vegetazione con alcuni orti, oliveti e fattorie” (CASTRO, 1763: 283, trad. libera dell’autrice).10 Anche sul colle del Bairro Alto, che era un campo nel XV secolo, il nome delle strade rimanda tuttora a un’organizzazione agricola del territorio: Rua do Loureiro, Rua da Vinha, Rua da Horta Seca, Travessa da Horta. (RIBEIRO, 1994 [1935]: 14-15).Così come la Travessa das Hortas da Cera, localizzata nei pressi dell’antica Valverde e Hortas de S. José (tra la Rua do Salitre e l’Avenida da Liberdade), ricorda i campi coltivati che caratterizzarono la zona fino alla fine del XIX secolo. Anche la fertile valle di Alcântara, al confine occidentale della città ospitava orti e colture, ne è una testimonianza la Travessa da Horta Navia che oggi sorge dove era localizzata l’omonima quinta, un terreno fecondo, anticamente irrigato dal Rio d’Alcântara.

 

L’espansione urbana del XIX e XX secolo

La Rivoluzione industriale e la conseguente fase di crescita urbana per cui passò Lisbona a partire dalla seconda metà del XIX secolo, segnarono il declino della pratica agricola sul territorio. Le tracce dell’antico mondo contadino si fecero sempre più rare e Il tessuto urbanizzato iniziò in quegli anni ad estendersi dalle zone più centrali andando a ricoprire parte dell’antico paesaggio rurale:

“i mulini a vento che coronavano i colli, gli orti (colture orticole) con il loro saggio sistema di irrigazione, le vigne, gli oliveti e i campi di cereali, spariscono sotto un manto uniforme di strade e case.” (RIBEIRO, 1949: 14-15, trad. libera dell’autrice)

Mano a mano che la pressione urbana si intensificò, gli ampi spazi adibiti alla produzione agricola vennero gradualmente spinti verso la periferia, come emerge nel Levantamento da Planta de Lisboa coordinato da Silva Pinto (1904-1911). Questo insieme di mappe mostra un’area produttiva formata da terreni organizzati attorno alle proprietà di fattorie, aziende agricole e a tracciati prevalentemente rurali. Principalmente gli orti, le vigne e gli oliveti erano concentrati nella zona orientale, mentre ad occidente prevalevano colture estensive e ampi terreni arati (MARAT- MENDES et al, 2015) (immagine 10). Tale mondo agricolo manteneva ancora una relazione di prossimità con lo spazio urbano, che da esso dipendeva per l’approvvigionamento di cibo (SALVADOR; OLIVEIRA, 2015).

Immagine 10 – Agricoltori nella zona di Alvalade, c. 1910. Autore: Joshua Benoliel. Fonte: Arquivo Fotográfico Municipal de Lisboa, PT/AMLSB/CMLSBAH/PCSP/004/JBN/002448.

Figura 11 – Campi coltivati nella zona di Areeiro [Panorâmica sobre a zona do Areeiro tirada dos Lagares d’El Rei] 1947. Autor: Eduardo Portugal. Fonte: Arquivo Fotográfico Municipal de Lisboa, PT/AMLSB/POR/059975.

Immagine 12 – Campi coltivati nella zona di Areeiro [Passagem de nível na Estrada de Sacavém, ao Areeiro, perto do retiro A Perna de Pau, Lisboa] c. 1938. Autor: Eduardo Portugal. Fonte: Arquivo Fotográfico Municipal de Lisboa, PT/AMLSB/POR/059983.

 

La Valle di Chelas, ad esempio, descritta già nel XVII secolo come luogo «ameno per la ricreazione e abbondante per la fertilità dei suoi frutti» (COSTA, 1712: 374, trad. libera dell’autrice), si presentava ancora nella prima metà del XX secolo come una realtà agricola con orti, oliveti e vigne, da cui provenivano i prodotti che venivano consumati a Lisbona. Orlando Ribeiro dipinse una singolare immagine di Lisbona degli anni Trenta, testimone della prossimità tra spazio produttivo e consumatori: lenti carri di buoi carichi di prodotti agricoli, che rimandano ad uno scenario rurale, discendevano verso il frenetico centro urbano attraversato da auto e mezzi elettrici, elementi della metropoli allora in espansione (RIBEIRO, 1994 [1935]: 14-15). Inoltre nella zona di Arroios, Arco do Cego e Areeiro, il cui territorio era stato organizzato intorno a importanti quintas fino alla fine del XIX secolo, orti e campi coltivati coesistevano di fianco ai nuovi edifici prima di venire completamente soppiantati dalla pressione urbana (immagini 11, 12). Affermava Orlando Ribeiro nel 1935:

“mi ricordo di aver visto una nora di fianco a un grande palazzo appena costruito; e il vasto edificio dell’Instituto Superior Técnico è ancora in gran parte circondato da orti.” (RIBEIRO, 1994 [1935]: 21, trad. libera dell’autrice).

Lisbona in quegli anni stava cambiando velocemente, e la parte urbanizzata prendeva il sopravvento sul paesaggio rurale:

“L’attività costruttiva tende a eliminare, e ha eliminato, gli antichi elementi campestri. Queste vestigia sono ogni giorno più rare e tra poco spariranno totalmente o c’è bisogno di cercarli più lontani. Chi desideri vedere come stanno le cose può salire l’Avenida Almirante Reis e in cima, dalle parti di Areeiro, osservi come l’azinhaga, l’orto, la nora e la casa di campagna e i suoi annessi, sono sostituiti dall’edificio alto e grande”. (RIBEIRO, 1994 [1935]: 15, trad. libera dell’autrice).

L’espansione della città avvenne sull’altopiano lisbonese e lungo le fertili valli di Alcântara, Valverde e Chelas, coincidenti per lo più con le attuali Avenida de Ceuta, Avenida da Liberdade e Estrada de Chelas, ricavate dall’esproprio di antiche quintas e orti (GRAÇA; SEQUEIRA, 2019: 13). I limiti di tali proprietà agricole coincisero con la frammentazione in lotti dei nuovi quartieri, i campi coltivati e gli orti che esistevano di fianco alle costruzioni del centro città sparirono, o furono inglobati nella struttura urbana. Alcuni furono convertiti nei quintais – nome che designa i giardini privati associati alle abitazioni – come avvenne all’interno dei blocchi residenziali delle Avenidas Novas (TELLES, 2011b: 157), e con i logradouros che vennero incorporati nella maglia urbana del nuovo quartiere di Alvalade (TELLES, 1997: 69). Nel contempo, oliveti e vigneti che anticamente popolavano le colline della città lasciano al giorno d’oggi solo delle timide tracce sui declivi più accentuati. Con il ridursi delle aree coltivate sul suolo cittadino (immagine 13), diminuirono drasticamente gli impiegati nel settore agricolo all’interno dell’area amministrativa di Lisbona, passando da 7400 persone nel 192511, a 685 nel 2011 (dati Pordata).

Immagine 13 – Mappa verde attuale Lisbona. Disponibile online: http://lxi.cm- lisboa.pt/lxi/ Base mappa: Rielaborazione grafica ad opera dell’autrice a partire dalla Carta de Lisboa realizzata da Inês Lobo arquitectos

 

Recuperare l’agricoltura urbana a Lisbona oggi

La repentina trasformazione dello spazio coltivato in edificato ha avuto luogo nella maggior parte dei casi senza che fossero stabiliti piani coerenti rispettosi delle condizioni naturali e del passato agricolo del luogo (TELLES, 2011b: 51). Molte aree urbane di recente costruzione mostrano ancora tracce evidenti dell’antica occupazione rurale: case di campagna decadenti e installazioni agricole coesistono di fianco a grandi viadotti e strade trafficate, condomini e complessi industriali. Tali luoghi sono quindi potenzialmente adatti a riproporre nel mondo contemporaneo la caratteristica compenetrazione tra rurale e urbano già riscontrata nella Lisbona antica. Già da alcuni anni, nelle zone di recente espansione della città, sono in corso programmi pubblici atti a stimolare un ritorno all’attività agricola: la Câmara Municipal de Lisboa ha infatti disposto vari appezzamenti di terra che vengono affittati a piccoli produttori, andando così a incentivare la coltivazione e il consumo di prodotti agroalimentari locali.

La particolare relazione che la città ha storicamente instaurato con le condizioni naturali del luogo, quali il clima, la geologia e i suoi rilievi la rendono un luogo unico (TELLES, 2011b: 46).

Da tali qualità è necessario ripartire per una gestione del paesaggio più integrata che riporti l’unità tra uber e ager dissoltasi negli ultimi secoli con l’avvento della Rivoluzione Industriale: “Quando è possibile, l’orto si associa all’abitazione come se fosse una dipendenza, così intimo come la cucina e così attaccato ad essa come la stanza da letto” (ARAÚJO, 2011: 99, trad. libera dell’autrice). Dalla scala dell’orto privato sul retro di casa fino alla più ampia scala urbana, l’attività agricola diventa l’occasione per rinnovare la città nelle sue particolarità, avvicinando produttore e consumatore in modo da ritrovare una connessione fisica, ecologica e culturale con la natura e il paesaggio rurale circostante.

 

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